PRATO (lunedì 8 luglio 2024) – Si è spacciato per un consulente di impresa a capo di una società di intermediazione creditizia che poteva vantare solidi rapporti con diverse banche, tra cui una albanese. Tutto erà però fittizio, secondo quanto sostiene l’accusa, e ciò avrebbe indotto in errore alcuni imprenditori convinti che, pagando un anticipo per l’intermediazione, sarebbero riusciti a ottenere ingenti liquidità. Nella rete è finito un affarista romano di 64 anni, coinvolto in diverse vicende giudiziarie e il cui nome compare anche nelle carte dell’inchiesta Mafia capitale.
di Mattia Mezzetti
Nelle sabbie mobili della vicenda anche due imprenditori pratesi, i quali avrebbero versato, complessivamente, quasi 70mila euro allo scopo di avvalersi delle competenze e conoscenze dell’uomo. Tra i presunti truffati anche una coppia veneta, interessata a incamerare soldi per l’acquisto di una casa. Oggi, lunedì 8 luglio, davanti alla quarta Sezione del tribunale di Roma, è stato dato avvio al processo per truffa continuata.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2020 e il 2022. A fare da ponte tra l’imputato e gli imprenditori era un broker che, come ha ricostruito l’inchiesta, non conosceva le intenzioni truffaldine. Secondo il capo di imputazione, l’imputato si presentava come titolare di una società con un fatturato di 2 milioni e mezzo e crediti verso una banca di Tirana. L’ultimo bilancio risaliva però al 2017 e l’attività era stata da tempo interrotta. In aggiunta, millantava redditi annui superiori al milione e mezzo, nonostante l’assenza di dichiarazioni dei redditi.
Gli imprenditori pratesi si sono costituiti parte civile; uno di loro, che reclamò inutilmente la restituzione di 30mila euro quando la pratica non andò a buon fine e la linea di credito non si aprì, è assistito dall’avvocato Giacco. In un primo momento, a fronte delle richieste di rientrare in possesso dei suoi soldi, l’imprenditore avrebbe ricevuto come risposta una serie di conforti sul fatto che nulla sarebbe andato perso e che c’erano da sistemare questioni tecniche e burocratiche, poi il silenzio e, da lì, la decisione di presentare querela.