PRATO (lunedì 22 luglio 2024) – Il 4 agosto, dopo sessantasei anni di attività, chiude il ristorante-rosticceria L’Antilope, una delle più vecchie e longeve insegne di via Pistoiese, nonché una delle poche italiane rimaste. Una decisione sofferta ma inevitabile:
“E’ un problema trovare un cuoco che rimpiazzi me e mia moglie. Abbiamo pensato a lungo se continuare ancora qualche anno, assieme a nostro figlio Lorenzo, ma poi ci siamo decisi. E’ un lavoro di grande sacrificio, una vita senza Natale e senza Capodanno, senza domenica e senza riposo. Una vita di lavoro con tante soddisfazioni, con grandi gratificazioni, ma stancante, molto stancante. Io ho sessanta anni, e a sessanta anni il fisico non tira più come a trenta. Mettiamo un punto”.
Ha dichiarato il titolare, Stefano Masi.
di Mattia Mezzetti
Il locale aprì nel 1958, con il nome Girarrosto pratese. Era un alimentari, rosticceria, tavola calda.
“I miei genitori, Duilio e Onelia, passavano le loro giornate in bottega. Diventarono ben presto famosi perché mio padre era uno dei pochi, se non l’unico, che negli anni Sessanta importava l’antilope africana e la serviva a tavola. Da qui l’attuale nome del locale che era un punto di riferimento per tanti, sempre aperto da mattina a sera senza sosta, tutti i giorni.”
Stefano Masi, ultimo di cinque figli, e la moglie, Alessandra Guasti, cominciano a lavorare nella cucina del ristorante nel 1982. Ristorante, pizzeria con forno a legna, rosticceria con girarrosto rigorosamente a legna, profumi che invadono la strada, sapori che sono quelli di casa con la genuinità delle cose fatte a mano, delle bontà lavorate ogni giorno.
“Una vita dedicata alla ristorazione. Io e mia moglie in cucina, sempre, poi con noi è entrato in società nostro figlio Lorenzo, che però si è dedicata alla sala e alla carta dei vini, molto fornita e di grandissimo pregio. Le nostre specialità? Tante, ma la selvaggina è sempre stata la prima: caprioli, daini, cinghiali, cervi della caccia di selezione delle nostre zone”.
Il locale è stato completamente ristrutturato nel 2014 e ha cambiato volto: nuovo, più moderno, completamente rivisitato. Dentro, in cucina e a tavola, è però rimasto il gusto di sempre che ha negli anni conquistato migliaia di clienti.
“Il nostro problema? Mi creda: troppo lavoro da non sapere come fare: le prenotazioni crescono continuamente, così come le ordinazioni da asporto. Il primo Natale che io e mia moglie abbiamo passato a casa è stato quello del 2023. In due in cucina non era possibile accontentare tutti e così ci siamo decisi a prendere ferie. Per tirare un po’ il fiato abbiamo esteso la chiusura settimanale: non più solo il lunedì ma anche il martedì. Ma questo è un lavoro che richiede impegno e presenza e ci siamo accorti della difficoltà a mantenere il livello qualitativo che tradizionalmente ci ha sempre contraddistinto.”
La chiusura è stata comunicata ai dipendenti:
“Ne abbiamo una decina tra contratti a tempo indeterminato e a chiamata. Ci dispiace per loro e per i tanti clienti che ringraziamo per non averci mai fatto mancare il loro sostegno e la loro fiducia in questo lungo viaggio di lavoro, ma ora c’è bisogno di riposo.”
Conclude il ristoratore. Prima di decidere per la chiusura, Stefano Masi, Alessandra Guasti e il figlio Lorenzo hanno cercato personale. Senza successo.