PRATO – Sono stati registrati importanti sviluppi nell’indagine avviata circa un anno fa dal NIPAAF di Prato, in stretta collaborazione col Dipartimento ARPAT di Prato, riguardo alla gestione dei rifiuti da demolizioni edili prodotti in un vasto cantiere pratese e successivamente trasportati in vari siti del territorio provinciale.
L’indagine ha preso avvio dal controllo sulla gestione dei rifiuti in un vasto cantiere edile nella zona nord della Città di Prato, dove sono state riscontrate varie irregolarità di carattere amministrativo e sospette violazioni penali. Tra queste, l’esecuzione di lavori edili senza l’autorizzazione necessaria, falsità ideologica in atti pubblici, deposito incontrollato e gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi, consistente nel trasporto e smaltimento illegale tramite riutilizzo come terre vergini su terreni industriali e agricoli.
Grazie a un’attenta attività info-investigativa, sono stati individuati due siti utilizzati per trasportare oltre 1.000 tonnellate di rifiuti e depositarli come terre naturali: un terreno agricolo adibito ad oliveta a Carmignano e un sito industriale a Prato. Inoltre, grandi quantità di materiali sono stati trasportati presso un terzo sito, un Centro di recupero inerti a Montemurlo, dove sono stati individuati oltre 2.500 tonnellate di rifiuti da demolizioni gestiti in modo non autorizzato.
Finora, è stata accertata la gestione non autorizzata di un totale stimato di oltre 3.500 tonnellate di rifiuti. Inoltre, presso il Comune di Prato sono stati confermati diversi illeciti edilizi, tra cui l’assenza di autorizzazioni necessarie, sbancamenti non autorizzati, realizzazioni abusive di muri e mancanza di requisiti di sicurezza.
Le attività di Polizia Giudiziaria, con il coinvolgimento dell’Unità specialistica Territorio Ambiente della Procura della Repubblica di Prato, hanno portato a segnalare dieci persone fisiche e sette persone giuridiche per le ipotesi di reato riscontrate. Inoltre, sono state imposte prescrizioni per regolarizzare gli illeciti sanabili e sono state contestate sanzioni amministrative pari a 3.000 euro per illeciti ambientali.
Il quadro investigativo è in evoluzione: l’Autorità Giudiziaria valuterà le azioni da intraprendere al termine delle indagini preliminari, mentre è stato disposto lo stralcio del procedimento relativo alla gestione del Centro di recupero inerti, che costituirà un fascicolo penale separato e ancora aperto.
Last modified: Febbraio 12, 2024