Prato (martedì, 15 aprile 2025) — Nel distretto tessile “parallelo” di Prato emerge un sistema organizzato di sfruttamento ai danni di lavoratori migranti, costretti a turni massacranti, minacce e aggressioni. Quattro persone sono state colpite da misure cautelari, tra cui arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Le indagini, legate anche alla “guerra delle grucce”, fanno luce su una rete violenta e radicata, decisa a reprimere ogni forma di protesta sindacale.
di Alessandra Tofani
Un nuovo, inquietante capitolo si aggiunge all’inchiesta sul lavoro nero e la violenza nel distretto tessile di Prato. Questa mattina sono scattate quattro misure cautelari contro cittadini pakistani e cinesi, accusati di intermediazione illecita, sfruttamento aggravato, rapina, lesioni e minacce. Il principale indagato è stato posto ai domiciliari con braccialetto elettronico, gli altri tre non potranno dimorare nella provincia.
I provvedimenti rientrano nell’indagine sulla “guerra delle grucce”, esplosa a febbraio con l’invio di plichi esplosivi a tre aziende del settore. Ma dietro lo scontro commerciale, gli investigatori hanno scoperto una realtà ben più oscura: una rete radicata che sfruttava decine di facchini migranti con turni massacranti, stipendi arbitrari, zero diritti e continue vessazioni.
Decisive le testimonianze dei lavoratori, raccolte in un clima di paura. Hanno raccontato aggressioni, minacce e una sorveglianza costante. Tra le prove: intercettazioni, video, referti medici e ispezioni.
La repressione si è fatta feroce quando alcuni operai hanno aderito al sindacato Sud Cobas nel 2023: in risposta, pestaggi mirati, intimidazioni, e violenze organizzate per stroncare ogni tentativo di rivendicazione.
Le misure cautelari sono state eseguite a sorpresa per evitare fughe di notizie e nuove pressioni sui testimoni. Le indagini continuano, mentre la procura punta i riflettori su un sistema che ha fatto profitto sulla pelle di chi non aveva alternative.
Last modified: Aprile 15, 2025