Tempi duri in carcere. La situazione della Dogaia non è dissimile da quella italiana: dietro le sbarre c’è profondo disagio, lo stesso provato da chi deve vigilare sui carcerati. Se le misure correttive non funzionano, avvicinandosi in numerosi casi alla tortura, allora l’intero sistema di correzione a non fa quel che dovrebbe. L’episodio capitato a Prato potrebbe essere soltanto questo: un episodio. Eppure, si pone sul solco tracciato dagli altri casi simili avvenuti negli ultimi giorni.
di Mattia Mezzetti
Giovedì sera, all’interno della Dogaia, un agente di polizia penitenziaria è stato colpito al volto con un sanitario. L’autore del gesto è stato un ristretto che stava protestando per la condizione di isolamento, che gli impediva di socializzare con i detenuti. Le azioni violente del carcerato sono state più di una. In mattinata aveva appiccato un incendio, subito controllato dagli agenti, mentre nel pomeriggio ha divelto un sanitario da un bagno (un urinatoio in ceramica) e lo ha scagliato con violenza contro l’agente.
“Ci risulta che un detenuto, ubicato nel reparto isolamento, abbia colpito un poliziotto soltanto perché questi non ha assecondato una richiesta, in violazione alle disposizioni in essere. Di fatto, il soggetto pretendeva di socializzare con gli altri ristretti. Questo ha distrutto l’urinatoio in ceramica dei locali passeggio e lo ha poi scagliato contro il poliziotto, colpendolo al volto e procurandogli un trauma cranico con contusione dello zigomo. La prognosi è di 5 giorni.”
Ha affermato Giulio Riccio, rappresentante sindacale CGIL per le forse di polizia, sottolineando come a Prato, negli ultimi mesi, siano occorse numerose aggressioni ai danni del personale in divisa.
Tag: aggressione, carcere, prato Last modified: Marzo 23, 2024