PRATO (17 ottobre 2024) – Questo è ciò che accaduto a Prato quando sono stati accusati di sfruttamento due imprenditori del tessile. Per loro è scattato il fermo, gli arresti domiciliari mentre ai familiari è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Prato.
di Ludovica Cassano
La decisione del giudice è scaturita quando ci si è accorti delle condizioni in cui vessavano gli operai delle fabbriche che i due imprenditori gestivano: si parla di turni di lavoro abnormi e di una paga “da fame”: appena 13 centesimi per ogni capo di abbigliamento confezionato. Gli operai costretti a lavorare 13-14 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, in cambio di stipendi molto bassi e quasi sempre a nero.
A peggiorare la situazione già critica sono apparse anche le dimore di questi poveri operai sfruttati che erano costretti a dormire con un posto letto in abitazioni trasformate in dormitori sovraffollati e con carenti condizioni igienico-sanitarie.
Questo perché la loro unica funzione doveva essere lavorare e nulla più.
Niente di nuovo nell’ultima inchiesta della procura di Prato che ha portato all’iscrizione sul registro delle notizie di reato di quattro cinesi: due gestori occulti sono finiti agli arresti domiciliari mentre per due loro familiari è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Prato. I quattro provvedimenti sono stati emessi dal giudice delle indagini preliminari che ha accolto le richieste della procura.
A mettere in moto l’inchiesta è stata la denuncia di un operaio cinese, stanco di essere sfruttato dai suoi connazionali, stanco di lavorare ininterrottamente senza il riconoscimento dei minimi diritti.
Dal sopralluogo nelle fabbriche sono riemersi dei diari nei quali erano annotati il. Numero di capi confezionati, chi vi aveva lavorato e quanto venivano pagati. Almeno 24 i lavoratori, quasi tutti cinesi e quattro clandestini hanno lavorato per le due ditte senza contratto e senza il rispetto delle più elementari regole del lavoro.
