PRATO (martedì 30 luglio 2024) – Il ventisettenne che sabato scorso si è impiccato nel reparto media sicurezza della Dogaia, è il detenuto numero 60 che, dall’inizio dell’anno, ha trasformato la cella nella propria tomba. E’ un lutto senza fine, un abbraccio doloroso che stringe idealmente tutte le carceri italiane. I detenuti protestano, si ribellano e insorgono contro condizioni di vita troppo difficili, quasi disumane. In alcuni casi senza quasi. A pagare il prezzo non sono soltanto i reclusi, ma anche gli agenti penitenziari che con loro convivono ogni giorno: sei i casi di suicidio nel 2024, fino a oggi.
di Mattia Mezzetti
Il sessantesimo detenuto suicida in Italia è il terzo alla Dogaia, negli ultimi otto mesi, e diventa suo malgrado il megafono di un disagio che scavalca le sbarre delle celle. Per questo motivo, nella serata di ieri, lunedì 29 luglio, avvocati, associazioni che si occupano del mondo carcerario, volontari, educatori e comuni cittadini si sono dati appuntamento davanti al Palazzo di giustizia, per urlare a gran voce contro i morti in carcere. Anche la sindaca, Ilaria Bugetti, si è unita all’incontro, e con lei diversi assessori, consiglieri comunali di maggioranza e il presidente del Consiglio, Lorenzo Tinagli.
Tanti avvocati hanno risposto all’appello e, prendendo parola, si sono uniti nella seguente considerazione:
“La situazione è insostenibile, lo abbiamo denunciato recentemente anche con una maratona oratoria. Un intervento è urgente.“
“La questione è politica e servono provvedimenti: liberazioni anticipate, indulto o altro. Forse anche il fatto che questo Governo non ha dato corso alle soluzioni che erano state ventilate in passato, può aver contribuito a spegnere qualsiasi orizzonte per i detenuti.”
Ha commentato l’avvocato Elena Augustin,dell’Osservatorio carcere di Camere Penali toscane . Secondo Federico Febbo, presidente della Camera Penale pratese:
“Il dettato costituzionale deve essere rispettato, stiamo parlando di persone affidate allo Stato e lo Stato non può fare finta di niente.”
Sovraffollamento, mancanza di manutenzione, spazi angusti, servizi scadenti, caldo soffocante d’estate e freddo d’inverno, pochi psicologi e psichiatri, poche occasioni di lavoro, infestazioni sempre più frequenti di cimici e blatte. La situazione delle carceri italiane è nota e non sembra cambiare mai.
La sindaca Bugetti ha scritto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e ha ribadito la necessità di soluzioni per il carcere della Dogaia e gli istituti penitenziari in generale. Da più parti si parla delle strutture carcerarie e le si definisce polveriere, che potrebbero esplodere da un momento all’altro.