PRATO (5 novembre 2024) – Non si può ignorare il fatto che la realtà produttiva pratese sia nelle mani delle cosche criminali cinesi che ne controllano, ormai, il territorio. Determinando, tra l’altro, un’impennata di sfruttamento lavorativo.
di Ludovica Cassano
Il sistema pratese è completamente avviluppato alla presenza cinese a livello imprenditoriale e si è arrivati addirittura a parlare di vera e propria componente mafiosa. Nei giorni scorsi, a dirlo, è stato il procuratore, Luca Tescaroli, che senza risparmiare la parola mafia, appunto.
Recenti indagini giudiziarie hanno ricostruito il cosiddetto sistema pratese, messo in atto dalla criminalità cinese, che consiste nell’imporre condizioni di lavoro con stipendi e orari inadeguati per lavoratori pakistani, bengalesi e nordafricani.
Ne sono state un esempio anche le pressioni e l’attacco squadrista al sindacato Sudd Cobas davanti ad una azienda che sfruttava palesemente il proprio personale.
Risulta sempre più sdoganato anche che il “modello cinese” porta con sé un’elevata competitività delle aziende che è strettamente connessa all’impiego di manodopera irregolare retribuita in maniera inadeguata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, all’inadempimento degli obblighi contributivi in materia previdenziale, alla violazione delle regole in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, all’evasione fiscale, all’imposizione di orari prolungati, alla sistematica violazione dei divieti imposti a tutela di marchi e brevetti. Insomma, un sistema assolutamente illegale.
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