PRATO (domenica 14 aprile 2024) – La Medicina Nucleare del Santo Stefano avvierà una sperimentazione clinica di un radiofarmaco a scopo diagnostico, il 68Ga-FAPI-46. Lo studio, che ha ottenuto il via libera da parte di Aifa, verrà condotto in collaborazione con Irccs Istituto Romagnoli per lo studio dei tumori “Dino Amadori” di Emilia Romagna.
di Laura Andriuzzi
Si tratta di un importante passo avanti, come spiega il dottor Stelvio Sestini, del Santo Stefano di Prato: “Si tratta di un radio-tracciante inibitore della proteina di attivazione dei fibroblasti associati al cancro ovvero, in parole più semplici, esso è in grado di riconoscere e legarsi in maniera selettiva a questa glicoproteina che è presente in gran quantità sulla membrana di queste cellule. Questo è molto importante perché i fibroblasti associati al cancro rappresentano circa l’80% dei fibroblasti presenti nel microambiente tumorale ed hanno un ruolo cruciale nella genesi della maggior parte dei tumori solidi come i tumori cerebrali, della mammella, del polmone o di quelli intestinali. Si tratta quindi di una metodica di imaging bio-molecolare in grado di rilevare il tumore in modo selettivo e molto precocemente”.
La tecnica di utilizzo del radiofarmaco è molto semplice: si basa sulla somministrazione del farmaco per via endovenosa e la successiva acquisizione di immagini della distribuzione del radiofarmaco nell’organismo umano mediante il tomografo Pet. La presenza dei fibroblasti, quindi del tumore, viene visualizzata nelle immagini bio-molecolari come una area di accumulo del radiofarmaco 68Ga-FAPI-46.
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